Parlando di Pittura
E’ da tempo che si ha una struggente nostalgia per la ”Pittura”; Essa sembra essersi smarrita nei meandri di un’arte tutta incentrata in un puro “Artigianesimo”, “Installazioni video”, “Linee luci”, ecc…, parla solo di fredda razionalità, avulsa dal sentimento, da emozioni, da sensazioni che solo la materia pittorica può restituire. In “Pittura“, però, occorrerà tenere presente che dipingere la realtà per mezzo di immagini di tipo veristico fa parte di un mondo pittorico superato, chiuso a sè, dove ogni movimento è fine a se stesso perché deve rispondere alla logica che l’ha determinato e quindi si esaurisce, diventa privo di scopo e di reale progresso. La realtà che ci circonda, invece, deve essere trasformata attraverso l’astrazione, all’interno di una realtà di altro ordine, seguire in sostanza la logica che avviene in natura che, entropicamente, attraverso vari stati d’ordine, accede ad un ordine primario. Occorre operare una riduzione fenomenologica della visione, liberandola da sovrastrutture per arrivare all’essenza delle cose, alla visione vera di se stessa, nuova, equilibrata, carica di nuove tensioni, d’indeterminato e quindi densa di futuro. Per operare in tale senso occorrerà che il pittore agisca attraverso tre “Stati”, quello della “ATTENZIONE”, quello della “MEMORIA” e quello del “RITMO. Nello stato dell’Attenzione, il pittore si troverà in uno stato quasi di grazia, in un momento magico d’amore e di fede; Egli è attento alle cose, si carica di visioni dove ogni elemento naturale evocato viene recuperato attraverso lo stato di Memoria, viene filtrato attraverso una membrana composta dalla personalità, e temperamento dell’artista. Da qui, ogni elemento naturale così rivissuto e oggettivato in quello spazio, assume un nuovo “Ritmo”, più equilibrato, diverso, ma equivalente a quello architettonico maturale. La tela, alla fine, serve a raccogliere praticamente queste nuove visioni, queste astrazioni, per diventare poi spazio evocativo di chi lo contempla. E dipingere, poi, diventa difficile in quanto avviato il processo pittorico fatto d’ amore in un crescendo di evocazioni, di segni, di ritmi, di vibrazioni, di stimoli reali della sensibilità, all’interno del nuovo equilibrio raggiunto, bisognerà stare attenti a non spezzare quel contatto quasi magico, tenendo sempre viva e totale l’osmosi fra se stessi e la nuova realtà che si sta maturando, affinchè possa compiersi definitivamente l’operazione artistica fino a coglierne un nuovo significato vitale, una nuova dimensione più conforme ad una propria visione del vero. La contemplazione e la sua sacralità a questo punto sono compiute, si esce così dal “Mistero” che si percepisce dalla compiutezza del quadro, quando il pittore smette di dipingerlo ancora ed una gioia profonda lo assale. Tutto ciò porta ad elaborare un nuovo concetto nell’arte, di come sia enormemente importante essere artisti più che buoni pittori, perché sono gli artisti a dare valore all’arte, con la loro verità, la loro interiorità dominante.
Albino Moro