…non sono un critico d’arte e questo in fondo è solamente un mio pensiero di te, ma soprattutto per te.
Strano uomo questo pittore, oppure padre e sognatore, oppure scrittore quotidiano e amanuense di gesti colorati, oppure sperimentatore ed inventore persino. Non è nuovo il sentimento che porta segnato sia nelle mente che nel cuore d’essere elemento particolare ma insieme col mondo; di poter guardare e pretendere di rappresentare per noi colori e forme. Non chiedo a mio cugino di mettere verbo e raccontare con parole; egli possiede altri modi più sfumati, sofisticati e sottili di dichiarare un rumore di sottofondo dell’esistenza ed un lavorio dell’intelletto, che non disturbano, ma producono lad-dove le parole di comunicazione scivolano verso il silenzio… Egli muove tra una tranquilla compostezza e sparsi e vaghi e suggeriti momenti di entusiasmo contro un “sempre” ed un “quando” che vorrebbero condannare l’uomo ai suoi compiti ed impegni già conosciuti, prima troppo dichiarati a voce alta ma miseri e scarsi di cambiamento. Compiti importanti, ma forse non così sempre essenziali od univoci. No, Albino è nato artista e sebbene questo, è riuscito ad essere uomo che medita, parco e sottile e moderato e gentile. Non condizionato o complice di tendenze intellettualistiche dell’ultimo momento, considerate da altri come definitive. Eppure egli rinasce continuamente dalla vita trascorsa. Dopo tutti gli impegni e le incombenze comuni che ci affratellano, qualcosa resta e rimane molto di avanzo in un percorso di sensibilità e di intenti oltre la sua famiglia e la sua stessa storia. Già. Perchè Albino è del tutto abruzzese perciò fiducioso, concreto, tenace, testardo nel fare e nel praticare le nuove strade di una sua poetica; assieme credibile eppure sognante, intanto svolta eppure irrisolta sempre, poichè non siede sulle opere dell’oggi, ma guarda costantemente al domani. Questo in più di energia nativa posseduta, ascoltata e coltivata quasi fosse il suo orto d’idee, è diventata sorgente di materia, tessiture e sedimentazioni di colori, forme, raffigurazioni, sentimenti, invenzioni ed oblii posti qui dinanzi a noi senza alcuna supponenza, ma anzi dichiarati segni e figure e panorami dell’animo, che egli d sottopone in assoluta libertà d’intento per continuare a conoscere egli stesso il proprio orizzonte e verificare emozioni. A volte del tutto inconsce appaiono come una primitiva manifestazione parole non dette, ancora senza nome e significato che lui però conosce: giungono da una tavolozza di colori descrittiva ma che più spesso sfugge all’Accademia per essere scarna e sintetica ed essenziale. Il nascosto delle sue terre e dei tenui azzurri mostra di lui più il filosofo che il moralista ed in questo gesto di fare riconoscere la caducità delle cose che nascono, si trasformano, decadono. Colori della vita, della natura, destini. Albino Moro coniuga nella sua poliedrica attività lo stupore del bambino per un’opera nuova con la sincerità di quello stesso bambino nel vederla riuscita, tranne poi accorgersi che egli è tutto piuttosto che ingenuo, poichè ha inseguito quel risultato tramite impegno e tentativi, forse persino aggiunti all’intenzione originaria… egli è sensazione, emozione, sentimento e del tutto acritico verso ciò che crea; non commenta o suppone e pertanto lascia che sia lo specchio di Alice a rimandare l’immagine di uno stupore. E’ obbligato però a proporre un nuovo e perciò a fare assiduamente, come posseduto da un forse di bellezza perenne ed assoluta ed in questa esigenza ritrova lo stimolo stabile e forte all’essere; che in lui sono i panorami trascorsi interiormente e che riesce a far diventare voci ed echi di suggestioni e rimembranze. Oracolo di se stesso delle sedimentazioni più antiche, dei moti più profondi e privati dell’animo. Non so dire se egli abbia raggiunto il proprio ideale di verità nonostante la perseveranza, ma so che come la Luna silente ascolta i nostri sogni ed immagini e desideri, egli poi guarda, elabora, suggerisce e ripropone; uomo più vero del suo stesso cuore…
Riccardo Moro, Roma 9 Maggio 2012
Critica
L’artista Albino Moro, amante appassionato dell’affascinante e misterioso paesaggio che offre il deserto del Sahara, lo ritrae dal vero nelle sue opere con un’astrazione originale ed un vissuto estremamente sensibile ed emozionante.
Il Deserto e le terre d’Arte
Il Sahara non poteva essere che colore, forma, spazio, mistero. Sì mistero di vita nascosta, di storia mai scritta, di natura che vi ha eletto il suo regno di dominio e di possanza.