Silenzi ed Arte
La poetica dell’Artista trasmessa dall’esperienza nel silenzio delle sabbie
Laggiù nel Sahara
ho amato la pittura in modo libero.
Ho dipinto il deserto
dal vero all’acquarello,
mentre la macchina
percorreva lenta anfratti rocciosi
e immensi Tenerè, con dune sinuose
e pinnacoli vari;
durante le brevi soste dei trasferimenti
e quelle più lunghe negli accampamenti,
nei lunghi silenzi della notte
nel chiuso della tenda.
L’ho dipinto senza più legami
a questa o quella visione,
gli elementi reali rappresentativi
erano già descritti,
ma tornavano in un nuovo spazio.
Era comunque lo stesso Sahara.
Albino Moro
Dire che l’arte si nutre di suggestioni è affermare un principio talmente scontato che si copre della più trita ovvietà. Ma quando ci si imbatte in una esperienza, come quella vissuta da Albino Moro, l’affermazione perde ogni aspetto di luogo comune e si rivela in tutta la sua disarmante verità. Se in un pittore le vicende personali che contano sono quelle più strettamente legate alla propria vita artistica, i viaggi che Albino Moro ha fatto dal 1981 nel Sahara (Tunisia, Libia, Algeria e Marocco) rappresentano, per la sua arte, un momento particolarmente forte, che ha segnato in maniera profonda la sua espressione pittorica, sconvolgendone i canoni stilistici. “E’ stata una esperienza devastante” ebbe a dire in un incontro, analizzando gli avvenimenti. E’ come se si fosse riversata nel suo mondo, umano ed artistico, una piena d i sensazioni nuove, di concitazioni emotive, di scoperte impensabili, che si esprimono in un turbinio di tensioni mai provate prima, simili alle tempeste di sabbia sahariane. Di qui quella ricerca che ha animato, in questi anni, e continua ad alimentare tutta la sua pittura e che è tesa alla migliore esposizione di quanto vuole trasmettere. Non è stato facile, per lui, trovare i modi espressivi più idonei per rendere comprensibile e vera una comunicazione che esorbitava dal solito quotidiano; racchiudere nel breve spazio di una tela quel senso di sconfinati orizzonti che si perdevano davanti ai suoi occhi; riprodurre con la propria tavolozza quella infinità di colori, modulazioni e toni che andava scoprendo con crescendo meraviglia. Il lungo esercizio, però, la tecnica già acquisita, le doti innate di spiccata sensibilità hanno permesso ad Albino Moro di elaborare un linguaggio efficace e particolarmente suggestivo, che fa delle aperture prospettiche, della liberazione del segno, di una impostazione tendenzialmente informale e di una scelta di espressioni tonali le componenti essenziali. Pittura quindi soggettiva, vagamente simbolista fresca ed elaborata insieme, fantastica e concettuale allo stesso tempo, fondata su modelli reali e immagini di sogno, che sembrano forme di liberazione di una propria problematica per creare corrispondenze sentimentali da fruire pienamente. Per Albino Moro, pittore, Il Sahara non poteva essere che colore, forma, spazio, mistero. Sì mistero di vita nascosta, di storia mai scritta, di natura che vi ha eletto il suo regno di dominio e di possanza. In tale ambiente, ricco di stimolazioni ispirative ed espressive, egli è andato affinando gusto, sensibilità, metodo esecutivo in modo che il suo dipingere, sempre più scaltrito, ha fatto perno sul raccordo tra essenziali elementi descrittivi ed un’articolata gamma di toni pittorici, intensificando cosi il momento espressivo e concentrando intuizioni e percezioni in dimensioni colorate e personali. Ha dipinto perciò le emozioni, più che gli oggetti, ha descritto la voce dell’infinito che aleggiava su quelle immense distese di sabbia celebrandone la poesia in esse presente, ha raccontato il suo stupore, la meraviglia, la gioia, l’ammirazione, l’impaccio e la tensione che lo hanno accompagnato. Le tele di Albino Moro sono come una raccolta di “impressioni” provate e riassaporate, riprese e gustate infinite volte con un senso di nostalgia struggente; sono pagine vibranti e delicate di un racconto bellissimo, che l’autore non si stanca mai di sfogliare. Rocce, canaloni, alberelli accampamenti Tuareg e tanta sabbia, questo è il Sahara di Albino Moro, questo è il suo Sahara trasfigurato, ma pur vero e reale, non reinventato, ma rivissuto attraverso i suoi innumerevoli appunti. La sua quindi non è pittura di pura fantasia e neppure realistica, bensì la si potrebbe definire “pittura di stato d’animo”, in quanto è la situazione interiore dell’artista che domina l’opera. Il procedimento compositivo ne è la prova più convincente: Albino Moro parte sempre da un dato reale che però quasi subito viene superato per diluirlo in un clima coloristico che ne è la sintesi più elevata. In esso i vari elementi si perdono, si annullano, si trasfigurano: scompare tutto ciò che è corposo, solido, pesante, concreto e rimane l’essenza delle cose, l’astrazione della forma. Nelle sue opere, pertanto, non c’è disegno, manca cioè il segno con funzione descrittiva e delimitante: il tutto invece tende verso il rifiuto del definito, verso la rottura della strutturazione figurativa per approdare ad una composizione libera ed astratta. L’unico elemento, invece, che mantiene profondi radicamenti nel reale è il colore. Quelli di Albino Moro sono decisamente i colori del Sahara: Il giallo in tutte le sue molteplici variazioni, il rosa, il verde, il marrone, l’azzurro e le loro combinazioni sono strettamente legate al variare della luce che crea sulle distese sabbiose una immensa tavolozza di effetti cromatici indimenticabili. Egli descrive tutto con il colore, che sa lavorare magistralmente, perché da “pittore tonalista” qual è lo sente come l’unico mezzo capace di creare efficacemente l’ambiente desiderato. Possiede il senso delle modulazioni tonali sottili, riuscendo a rendere fini valori atmosferici; possiede anche il senso della misura che gli fa dosare sapientemente l’intensità e la quantità materica. Il colore non affoga la tela, non l’appiattisce né la monotonizza, ma si distribuisce con accorto gioco di toni, equilibrando i piani, luce e cromie. Ha saputo dare ai suoi quadri quello stesso dolce livellamento che opera il vento quando soffia sulle sabbie del deserto. E’ indubbio che Albino Moro, con la sua affascinante arte pittorica , ci sa trasportare in quel mondo misterioso che è il Sahara e trasmettere quello stesso amore che lo anima per questo mondo di semplicità e di forza, di libertà e serenità. Per Albino Moro il Sahara è poesia di vita, è colore di emozioni. E lo è anche per noi, grazie a lui.
Giuseppe Giannantonio Roma 1990